Thai! Thai! Thai! T hai! Thai! Silenzioso guarda l'ignorante gioco di questa marionetta e ascolta o anima il racconto puro del suo vissuto, passato e futuro. Guazzava un tempo nel liquido muscoso, della matrice, dura prigione buia; Venne con un vagito e a festeggiarne il giorno tutti gli sorridevano all'intorno. S'accorse. "Eccomi rinato! Che tragedia!". Che pianto irrefrenabile! Di contro tutti quanti accarezzavano, quel viso triste che gaio volevano. Nel suo sudiciume lieto sguazzava, senza provare impaccio ne vergogna. Cadeva e si rialzava nel cammino, durante il lungo gioco di bambino. Ora corre e salta coi compagni, impara nuovi giochi e mille scherzi. In fretta cresce e, senza alcun ritardo, diventa ognor più grande e più gagliardo. La sua compagna trova: pigola e corteggia, nella luce di un arcobaleno rosa. Canta come non ha mai cantato, vuota la coppa che non ha mai bevuto. Questo Creatore che crea pupazzi a coppie, e instancabile ne sforna a milioni! Ignora il bambolotto, lì per lì, mentre gioca con le bambole... Thim! Thim! Thim! L'Illusione, la bambola, ama il Santo Toro, legato dalla fune della mente, alle narici.
Ira e Desiderio sono i flagelli osceni E dello schiavo dilaniano le reni. Gli occhi gli brillano di gioia, se gli altri si fermano a guardare È un amen d'orrore: fa anche pena, ma col loro dolore non s'allena. Grida, impreca, molto si esagita, scuote le braccia, rossi gli occhi di rabbia Orribile a vedersi, il burattino, quando l'ira lo prende da vicino! Scruta, scompone, scribacchia e sgobba, senza saper perché, corre in preda al panico e s'affanna in cerca del cibo che l'inganna! Ahime, lo noti questo strano fantoccio, dallo scarso saper mal digerito che s'agita invidioso e inviperito, se altri incontra più di se istruito? Come si diverte e come ride, se uno sconcio impulso sensuale appaga il corpo e la sua brama sazia, rendendo la sua vita una disgrazia! Ma poi si pente e si auto flagella, quando sfiorisce la sua giovinezza Pian piano viene meno la baldanza, e trepida s'affaccia la speranza. Povero vegliardo traballante, rugoso, sdentato e assai malconcio! "Vecchio scimmione!" gli grida un monello, Quasi a punirlo d'esser stato bello. Paura infinita e senza tregua, pianto, crucci, angoscia e accoramento a che serve, pupazzo, non intendi? Prega, intanto, e il Tuo Giudizio attendi. Quale uccello che agita le ali, lo spirito spicca il volo da quel corpo O misera carcassa senza vita, gonfia, fetida e incartapecorita! Si scindono gli elementi, tutti e cinque, e tutto torna al processo antico. Che vai tanto cordoglio, mondo pazzo, se cenere diventa quel pupazzo? Tutta la parentela assai dolente, mesta s'aggira nella camera ardente La bambola Illusione, ahime, oblia i parenti e il Nome Divino, che salva le genti. O anima, non aggrapparti ad un esile fuscello uno starnuto, e la fragile barca di pelle già da tre falle sconquassata dagli impetuosi flutti è inabissata. Mentre piange il pupazzo, dorme e si sveglia una Mano invisibile i suoi fili tira: è il Supremo, dietro il fondale ma il pupo grida "Son io, son io! L'altro non vale!", L'armonia "dharma" e la disarmonia "karma" sono i saldi fili ch'Ei tira o allenta, a piacimento ignaro, quel fantoccio, assai laconico calca le quinte di questo palcoscenico. Crede, lo sciocco, che il mondo sia stabile Che stupido, arrogante e babalocco! Un attimo. un niente ed il sipario è chiuso: Dov'è la tua vanagloria, o povero illuso? O anima, che viaggi disagiata, senza meta tra esseri animati e inanimati cerca senza indugio e con far solenne la via del tuo Dio, Gioia perenne. Quanta fortuna benedetta! Non vedi L'Immensità Affascinante? EccoLo la! Avvicinati a Lui, e poi saprai tutti i perché che t'assillano assai. Un milione di belle e sagaci parole ti placherà il morso del languore? Or dunque la luce dell'anima accendi e, libero da lacci, verso di Lui propendi. Questa canzone del bambolo muto, lo so triste ma savia fa l'alma che ascolta O anima, della Verità il gran Gioco ammira e sappilo... "Quello" tu sei! Beato allor respira. |